Chi siamo

Siamo Francesca, Manuela e Stefania, tre donne con esperienze e percorsi di vita diversi, le cui strade ad un certo punto si sono incrociate.
Nelle nostre lunghe discussioni sulle tematiche di genere, abbiamo capito che un vero cambiamento deve nascere da proposte concrete. E così abbiamo deciso di dar vita a questo blog.

Francesca Sanzo, Presidente dell’associazione Donne Pensanti (www.donnepensanti.net) attiva a Bologna e in rete;
Manuela Cervetti, ideatrice e co-fondatrice della community e del portale MammeAcrobate.com (www.mammeacrobate.com);
Stefania Boleso, www. pensieridiStefania.blogspot.com

Per contattarci, scrivi a senzadonne@gmail.com

  1. #1 di valeria il ottobre 1, 2010 - 10:57 PM

    Care donne, la statistica parla chiaro, siamo all’incirca il 50% della popolazione, e al di là delle motivazioni morali e sociali noi dobbiamo capire che contiamo perchè siamo un “numero” non irrilevante. Abbiamo un difetto: ci lamentiamo. Bene, dovremmo invece partire chiedendo che cambino alcune cose, piccole ma fondamentali:
    – l’indennità di maternità non può essere riconosciuta per soli 5 mesi, è necessario che sia o prolungata, oppure che mettano gli asili aziendali (per chi ha un lavoro, ovviamente, e sia dipendente di quell’azienda o ente…ma quella è un’altra storia ancora). E’ inoltre inaccettabile che per l’iscrizione agli asili comunali si debba aspettare l’inizio dell’anno “scolastico” e nel frattempo chi mi tiene il bambino? in questo la legge è a dir poco schizofrenica;
    – le giovani generazioni, quelle per inciso che sono in età di far figli, hanno contratti atipici. Alle Co.Co.Pro (e in genere, contratti atipici) la maternità è riconosciuta, ma peccato che te la diano parecchio dopo la nascita del bambino (intorno a 2-3 mesi dopo la sua nascita). Finchè non ti arriva l’indennità, come sopravvivi? Essa inoltre viene corrisposta dall’INPS in base ai mesi contributivi versati dall’azienda, se disgraziatamente l’azienda ti ha truffato non versandoti i contributi, l’INPS non ti paga l’indennità di maternità.
    – aiuti concreti quotidiani: se potessi permettermelo prenderei almeno tre volte a settimana una tata per aiutarmi a casa: lo stress a cui sono sottoposta fra faccende, lavoro e tempistiche di ingresso-uscita scuola e nido è massacrante. La mole del lavoro domestico infinita. Peccato che non potrei permettermi di mettere in regola la tata, e i costi di tale aiuto non sarebbero in alcun modo rimborsabili.
    – orari degli asili e delle materne: io sono una lavoratrice atipica, i miei orari di lavoro non sono quelli di un’impiegata ministeriale. Peccato che gli orari di queste strutture sono rimasti quelli di 30 anni fa, ed io devo fare i salti mortali per prendere i miei bambini, considerato che per uno spostamento medio nella mia città (Roma) impiego perlomeno 40 minuti. Usufruire del servizio “ludoteca” costa e non posso permettermi di aggravare la voce di spesa “quota asilo+mensa scolastica+attività extrascolastiche” etc…
    Infine una breve riflessione: lasciamo il mondo dei bambini ben separato e al di fuori del mondo degli adulti. Quest’estate mi è capitato di dover tenere i miei bimbi a lavoro, quali piacevoli effetti hanno suscitato fra i miei colleghi, reazioni inaspettate, comportamenti inattesi, risate e condivisione…perchè non facciamo diventare i bambini parte integrante della nostra vita lavorativa? del nostro mondo di adulti? lo so, mi piace sognare. Ciao!!

  2. #2 di Rossella Grenci il gennaio 25, 2011 - 10:59 am

    Lo pubblico nel mio blog. Grazie!

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